5 domande 5: Monica Sargenti

5 domande 5: Monica Sargenti

Prosegue il nostro “5 domande 5” con Monica Sargenti istruttrice di minivolley, professionista qualificata, fidanzata con Alessandro (allenatore di rugby ndr). Da anni segue i vivai di San Sisto e della Libertas Bastia. Quest’anno sarà anche assistant coach di Luca Tomassetti per la formazione di C femminile “QSA Promovideo Perugia”.

Perchè è importante il minivolley?

Il minivolley é decisamente importante. Sappiamo ormai tutti che nel periodo tra i 6 e i 12 anni attraverso un lavoro programmato e mirato si riesce ad ottenere uno sviluppo motorio notevole nei bambini. Riusciamo perciò a impostare le basi per affrontare poi la pallavolo post under 12 e sopratutto riusciamo a trasmettere, ai nostri giovani atleti, il messaggio che pallavolo é divertimento e non solo palleggio e bagher!

E’ necessario che un bambino transiti da questa fase per imparare a giocare a pallavolo?

Indispensabile no ma ottimale si. Sicuramente il lavoro iniziato dopo i 12 anni ci impone di rivedere le tappe del percorso formativo di un atleta. Eppure non mancano casi di giocatori che si sono avvicinati tardi alla pallavolo ma hanno ottenuto comunque grandi successi.

Vediamo tante ragazzine e pochi maschietti nelle sedute di minivolley. Pensi sia possibile “rubare” ragazzini al basket ed al calcio che sembrano farla da padroni?

Ho grande rispetto per altri sport essendo stata allenatrice di rugby, ma sono convinta che specialmente nei maschietti le idee sullo sport si schiariscano non così precocemente come avviene per le bambine. Molti ragazzini si avvicinano al volley verso i 13-14 anni dopo avere provato diversi sport. Si portano dietro, grazie a questa scelta, un’esperienza dalla quale raccogliamo vantaggi anche noi allenatori di pallavolo.

Sicuramente, svolgendo questa attività, ti rapporti con le famiglie. Senti pressione, da parte loro, sui propri figli?

Pressioni no, forse qualche caso isolato. Le richieste delle famiglie sono molto importanti perchè ci aiutano ad interpretare situazioni molto più complesse. Credo, comunque, che se si lavora bene, trasmettendo professionalità e competenza, si riesca ad educare anche i genitori.

Le società umbre dicono di puntare molto sui vivai. La tua esperienza conferma ciò o hai notato uno stacco tra quanto affermato e quanto messo in pratica?

Succede spesso che tra il dire ed il fare ci sia di mezzo un oceano! Puntare sul giovanile implica decisioni anche non popolari a volte e richiede tante energie da parte di società e allenatori. Fortunatamente lavoro per società che da decenni sono presenti sul territorio e il tempo ha insegnato molto riguardo l’argomento.

Ringraziamo Monica per il tempo che ci  ha concesso e la lasciamo in compagnia dell’orda che la sta aspettando sul parquet.